MIGRAZIONE UMANA: FENOMENO DI IERI, OGGI, DOMANI

Negli ultimi secoli le migrazioni spesso sono state provocate da spinte economiche e sociali, come è accaduto nel XIX secolo quando milioni di Europei hanno varcato l’Atlantico diretti in America.

Questo non deve però farci dimenticare che le migrazioni di gruppi umani e popoli interi da una regione all’altra del Mondo accompagnano in realtà da sempre la storia degli uomini.

Il termine migrazione di solito suggerisce l’immagine di chi lascia definitivamente la propria patria. Nell’accezione più ampia, invece, indica gli atti intrapresi dall’uomo per rispondere al desiderio o alla necessità di spostarsi: dal flusso stagionale dei braccianti agricoli all’interno di uno stesso paese, al trasferimento dei rifugiati da una nazione all’altra.

Ma in realtà la migrazione umana è molto di più: è la vera grande avventura dell’umanità, oggi come ieri. Ci ha infatti spinti a conquistare il Pianeta, ha plasmato le società e promette di cambiarne ancora il volto in futuro.

L’umanità si muove fin dai primordi della sua esistenza. Se i primi esseri umani non si fossero spostati e mescolati fra loro com’è accaduto, probabilmente si sarebbero evoluti in specie diverse. Le migrazioni hanno inoltre assicurato all’umanità due caratteristiche che la rendono unica, o quasi, fra le specie viventi, e cioè di essere diffusa su tutta la faccia della terra, e di sopravvivere da così lungo tempo.

Per il demografo Kingsley Davis all’origine della migrazione vi sarebbero due fattori: innanzitutto l’Uomo, armato di utensili e di linguaggio, era in grado di adattarsi a situazioni diverse; non doveva perciò aspettare che fosse l’evoluzione a renderlo capace di adeguarsi a una nuova nicchia ecologica. In secondo luogo, via via che le popolazioni crescevano, affioravano culture diverse, e fra i gruppi si producevano disuguaglianze. Il primo fattore ci ha offerto le chiavi per accedere a ogni stanza del Pianeta; l’altro ci ha dato i motivi per usarle. Col passare dei secoli, e col diffondersi dell’agricoltura sul Pianeta, l’essere umano prese a spostarsi verso i luoghi dove si estraeva e si lavorava il metallo, e verso i centri del commercio: le future città. A loro volta, quei posti vennero invasi e depredati da popoli che le generazioni successive chiamarono barbari. Fra tante burrasche vi erano, però, anche maree più regolari ma altrettanto intense, che portavano al largo i colonizzatori verso nuove terre, o tornavano con genti catturate e ridotte in schiavitù.

Non è facile pensare a un evento notevole in cui questo fenomeno non abbia avuto un ruolo. Le religioni hanno disseminato nel mondo pellegrini o coloni; le guerre hanno suscitato ondate di profughi, liberando così le terre per i conquistatori; i sovvertimenti politici hanno fatto sfollare migliaia, a volte milioni di persone; le riforme economiche hanno calamitato lavoratori e imprenditori; i disastri ambientali, ad esempio le carestie o le epidemie, hanno spinto i superstiti ovunque potessero far rinascere la speranza.

A noi non rimane quindi che constatare che tutto ciò fa parte della nostra natura, è un tratto caratteristico e continuo della condizione umana. Con tali premesse, risulta dunque di gran lunga più opportuno per il futuro tentare di gestire il fenomeno dell’immigrazione piuttosto che  subirlo.

Daniela Siano