Giornata internazionale delle persone con disabilità: cambiamo per restare umani

Si celebra il 3 Dicembre di ogni anno ed è stata proclamata nel 1981 con lo scopo di promuovere i diritti e il benessere dei disabili.

La Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, adottata nel 2006 durante la 61esima sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ha promosso i diritti e il benessere delle persone con disabilità, ribadendo il principio di uguaglianza e la necessità di garantire loro la piena ed effettiva partecipazione alla sfera politica, sociale, economica e culturale della società.

Se il cambiamento cui facciamo riferimento, ha investito tutti i settori della nostra vita lavorativa, culturale e sociale, viene però spontaneo chiedersi quanto sia stato reale e quanto invece propagandato. Soprattutto negli ultimi anni abbiamo assistito all’uso di nomi e  aggettivi come “disabile”, persona “svantaggiata” per designare individui che possono avere delle menomazioni o delle disabilità fisiche e/o mentali; tutto ciò per favorire la rimozione di atteggiamenti di rifiuto o di quelle visioni superficialmente pietistiche e paternalistiche, che sottintendono la tendenza a far coincidere la persona con la sua specifica disabilità. Resta però il fatto che, tale tendenza a sottolineare all’eccesso le condizioni di svantaggio di una persona, è soltanto un vuoto sofisma se non si traduce in un aiuto concreto per chi ne ha bisogno. 

In particolare all’Articolo 9 (Accessibilità) la Convenzione invita gli Stati Parti a prendere misure appropriate per assicurare alle persone con disabilità, su base di eguaglianza con gli altri, l’accesso all’ambiente fisico, ai trasporti, all’informazione e alla comunicazione, compresi i sistemi e le tecnologie di informazione e comunicazione, e ad altre attrezzature e servizi aperti o offerti al pubblico, sia nelle aree urbane che nelle aree rurali. Tanto, al fine di consentire alle persone con disabilità di vivere in modo indipendente e di partecipare pienamente a tutti gli aspetti della vita e dello sviluppo.

In definitiva, a nessuno piace sentirsi etichettare, indicare: forse parlare di meno ed agire di più, per quanto semplice e banale possa sembrare, sarebbe la cosa più giusta da fare. 

Daniela Siano