NASCE LA “DOMUS MISERICORDIAE” DI BRIGNANO

Nel giorno di Natale, l’Arcivescovo Luigi Moretti ha pranzato con i detenuti soggetti a pene alternative al carcere, accolti nella “Domus Misericordiae”, la “Casa della Misericordia” di Brignano, inaugurata lo scorso 8 novembre e nata dal protocollo d’intesa tra Comune di Salerno, Arcidiocesi e l’Ufficio per l’esecuzione penale esterna di Salerno. Nove i ragazzi accolti, alcuni dei quali senza fissa dimora. Le loro vicende giudiziarie sono differenti: c’è chi è in attesa di giudizio, chi è a fine pena o chi ne sta scontando una.
Di ciascuno ci si prende cura in toto: si soddisfano i bisogni primari, si garantisce la cura della salute tramite un medico di base e ogni assistenza sanitaria possibile, si assicura assistenza legale. E se i detenuti svolgono piccoli lavori, sono retribuiti tramite i voucher. È stato un modo per sensibilizzare tutti ad accogliere, a concedere anche a chi ha sbagliato un’altra possibilità. La mancanza di una casa non può impedire il recupero sociale di una persona, tra l’altro quasi sempre giovane. “Da sacerdote – spiega don Rosario Petrone, cappellano della casa circondariale di Fuorni e parroco di Sant’Eustachio a Brignano – devo chiedermi quanti carcerati ho nella mia comunità. Me ne occupo veramente? Come posso aiutarli? Posso consentirgli di svolgere un’attività perché gli sia riconosciuto il diritto di vedersi riconosciuto una misura alternativa al carcere? Chi si occupa, per esempio, di un detenuto agli arresti domiciliari, che magari è solo e preferisce farsi arrestare di nuovo perché non ha nessuno che gli faccia una semplice spesa? Il problema è che, molto spesso, manca la mentalità, il coraggio di rischiare”. È capitato spesso che un intero rione si sia opposto all’apertura di una struttura del genere per detenuti o per persone con problemi di dipendenza. “Non è successo qui – risponde il sacerdote – la comunità va educata all’accoglienza. La carità dei fedeli è disponibile se a tutti è fatto comprendere il senso del loro essere cristiani, altrimenti vivremmo una fede di nicchia e dovremmo mettere in discussione il nostro stesso dirci cristiani. Sono inaccettabili atteggiamenti che fanno dire: non parlare con quello perché ha il padre in carcere o tieniti lontano perché è un detenuto. I tredici volontari dell’associazione Migranti senza frontiere, che fanno assistenza ai detenuti di Fuorni e anche nella Domus Misericordiae, sono tutti di Brignano. Sono loro che segnalano i detenuti meritevoli di questa possibilità. Sono coloro che hanno dimostrato, in vari modi, la loro intenzione vera di cambiare vita”. Intanto altre forme di reintegrazione sono in cantiere. “Presto – anticipa don Rosario – partirà un progetto della Conferenza Episcopale Italiana, che ha un duplice obiettivo: mettere a disposizione case dove i detenuti possano avere godere dei loro permessi premio con i propri familiari e sensibilizzare l’opinione pubblica a rendersi disponibile all’accoglienza. Bisogna abbattere i preconcetti. Il progetto sarà portato avanti in accordo con le Caritas diocesane”.

 

Giuseppe Pecorelli