Il progresso non ferma l’insicurezza alimentare: nel 2023 potrebbero morire di fame 45 milioni di persone

È questa l’allarmante previsione della 17a edizione italiana dell’Indice Globale della Fame, curata dalla Fondazione Cesvi.

Venerdì 4 novembre si è svolta la presentazione dell’Indice Globale della Fame (o GHI, Global Hunger Index), uno strumento statistico per la raccolta di dati sulla fame nel mondo e sulla malnutrizione nei diversi Paesi.

L’evento si è tenuto presso l’Acquario Civico di Milano in concomitanza con l’inaugurazione della mostra THE LAST DROP di Fabrizio Spucches che raccoglie oltre 100 scatti inediti realizzati in in Ucraina e nel Corno d’Africa, due aree drammaticamente collegate, in quanto vivono le più grandi problematiche sociali dei nostri giorni, la guerra e la carestia. 

Perché milioni di persone muoiono di fame? Parliamo di un’emergenza che non si è mai fermata, aggravata dai cambiamenti climatici, dai conflitti armati, dall’aumento globale dei prezzi e dalla pandemia. Il Covid19  in particolare ha inciso sull’aumento dei prezzi nei Paesi a basso e medio reddito. L’Indice Globale della Fame 2020, così come quello 2021 presentavano un livello di fame nel Mondo moderato ma in molte zone il progresso è risultato troppo lento e la fame è rimasta nella fase acuta. L’Indice Globale della Fame (GHI) 2022 misura un livello moderato di 18,2, rispetto a un valore di 17,9 nel 2021. Il dato mostra un leggero calo rispetto a 19,1 del 2014, ma anche un rallentamento rispetto al passato: il punteggio era 28 nel 2000, 24,3 nel 2007.

Il GHI combina quattro indicatori: denutrizione, deperimento infantile, arresto della crescita infantile, mortalità infantile. L’Indice classifica i Paesi lungo una scala di 100 punti, dove 0 rappresenta l’assenza di fame. L’indicatore di maggiore impatto è rappresentato dalla denutrizione, si rileva che 46 Paesi non raggiungeranno entro il 2030 un livello di fame basso e che anche più in generale il dato mondiale non sarà più positivo. Sono 44 le nazioni con livelli di fame gravi. La situazione è allarmante in Africa Subsahariana e Asia Meridionale; tra i Paesi in allarme massimo Somalia, Venezuela, Repubblica Centrafricana e Yemen.

Il progresso non basta da solo a fermare l’insicurezza alimentare: “Stiamo vivendo la terza crisi globale dei prezzi alimentari in 15 anni – dice Valeria Emmi, Networking and Advocacy Senior Specialist di Cesvi – . Ciò dimostra che la trasformazione dei nostri sistemi alimentari, oggi, è più che mai urgente”.  

Daniela Siano