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INTITOLATA AL PROF. ROBERTO RACINARO LA SALA DEL SENATO ACCADEMICO UNISA

Si è svolta ieri al campus di Fisciano la Cerimonia di intitolazione della Sala del Senato accademico al compianto prof. Roberto Racinaro.

La Cerimonia si è aperta con la scopertura della Targa posizionata all’ingresso della Sala. Il rettore Aurelio Tommasetti, alla presenza dei familiari, dei colleghi e dei compagni di vita e di studio del prof. Racinaro, ha sottolineato: “Abbiamo voluto ricordare e onorare la memoria di Roberto Racinaro, docente di altissimo profilo, indimenticato rettore del nostro Ateneo per otto lunghi anni. L’Università di Salerno all’unanimità ha assunto la decisione di intitolare un luogo simbolo dell’Ateneo, l’Aula degli organi di governo, in cui si nutriscono Consiglio e Senato.  La vicenda personale giudiziaria del professore Racinaro è una ferita aperta per la nostra Università e per la città di Salerno: un percorso non facile da cui ne è uscito con la piena assoluzione. Questa intitolazione è solo un primo passo per ricordare la limpida innocenza di Roberto Racinaro. Dopo l’estate si terrà un convegno di studi curato dalla collega Cantillo, la sua prima allieva, per riflettere sulla vasta opera scientifica di Racinaro”.

La prof.ssa Clementina Cantillo, allieva del prof. Racinaro, lo ha descritto come una “figura di grande rilievo e valore sia attraverso l’impegno culturale e scientifico, sia attraverso l’impegno gestionale alla guida dall’Ateneo.  Il prof. Racinaro è sempre stato contrassegnato un carattere di rigore e di trasparenza – ha aggiunto la Cantillo –  la cifra del suo stile di amministratore e di professore”. 

“Credo di essere stato il primo professore del professore  Racinaro – ha esordito Fulvio Tessotore – “Di lui voglio ricordare il compiacimento per la bellezza della vita. Non solo un uomo di filosofia, ma anche un appassionato consapevole dell’esistente”.

Della sua amicizia con Racinaro il prof. Biagio De Giovanni ha raccontato: Racinaro per me è stata una conoscenza fondamentale. Inizialmente collaborava con me come giovanissimo assistente di filosofia. Apprezzai sin da subito la capacità e il talento, che lo portarono a vincere la cattedra a soli 32 anni, ma apprezzai anche la dolcezza del vivere, la sua ironia, la sua forza”.