Lo spazio Schengen: un territorio senza frontiere

In corrispondenza agli spostamenti verso l’estero, durante le festività pasquali, si è citato “lo spazio Schengen”.

Sono sorti multipli dubbi e altrettante domande in relazione alla poca informazione su questo famoso accordo. Facciamo un po’ di chiarezza.

Nel 1985, cinque paesi dell’EU (Francia, Germania, Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi) decisero di abolire tutti i controlli attuabili sulle persone che viaggiavano in quest’area. Questo ha dato vita ad un territorio senza frontiere interne, noto come “the Schengen area”. Schengen è una località del Lussemburgo dove sono stati firmati vari accordi. Quest’ultimi intendono favorire la libera circolazione dei cittadini e la lotta alla criminalità organizzata all’interno dell’Unione Europea, mediante l’abbattimento delle frontiere interne tra gli Stati partecipanti e la costituzione di un sistema comune di controllo alle frontiere esterne alla Comunità. Le autorità possono procedere a controlli di polizia, ma solo caso per caso e sulla base di elementi concreti.

Nel 2011, dopo la rivoluzione in Tunisia, il governo italiano ha deliberato un visto a circa 25mila cittadini tunisini arrivati sul suo territorio per concedergli di raggiungere la Francia. Le autorità francesi hanno obiettato chiudendo la frontiera a Ventimiglia, respingendo i migranti verso l’Italia. Su richiesta della Francia, nel giugno del 2012 il consiglio europeo ha stabilito che i confini possono essere ristabiliti per un periodo non superiore a un anno “quando il controllo di una frontiera esterna non è più assicurato a causa di circostanze eccezionali”. A partire dal 2015, in risposta alla cosiddetta “crisi dei migranti”, Austria, Germania, Svezia, Norvegia e Danimarca hanno giovato di questa clausola per reintrodurre controlli parziali o totali alle loro frontiere. A novembre del 2015, dopo la strage di Parigi, anche la Francia ha reintrodotto i controlli a tutte le sue frontiere fino al 30 aprile 2019.

Dopo il primo accordo effettuato nel 1985, fu elaborata una Convenzione di attuazione, entrata in vigore nel 1995. Ulteriori accordi hanno permesso l’adesione al sistema degli altri Stati dell’Unione, ad eccezione di alcuni. Con il Trattato di Amsterdam, entrato in vigore nel 1999, le norme e le strutture previste dagli accordi sono state integrate nell’Unione Europea. L’Italia aderì all’accordo nel 1990. Dell’area Schengen fanno parte anche tre paesi non aderenti all’Unione (Islanda, Norvegia, Svizzera).

Infine, il Principato di Monaco che fa parte dell’Area Schengen tramite la Francia e altri due, San Marino e Vaticano, che fanno parte di Schengen di fatto in concomitanza con l’entrata in vigore della Convenzione di Schengen in Italia, fanno accrescere il numero degli Stati componenti l’area Schengen, di fatto 29. Dal 2021 ha aderito allo Spazio Schengen anche Gibilterra. Allo Spazio Schengen aderiscono, quindi, 22 Stati su 27 dell’Unione europea. Il Regno Unito, dal 31 gennaio 2020, non fa più parte dell’Unione europea e così, per effetto della Brexit, gli Stati membri sono passati da 28 a 27. Successivamente anche l’Irlanda ha deciso di non aderire all’area S., mentre altri quattro paesi (Cipro, Croazia, Romania e Bulgaria) hanno sottoscritto la Convenzione di Schengen ma per essi non è al momento in vigore, poiché non hanno ancora attuato tutti gli accorgimenti tecnici previsti e, in via provvisoria, mantengono tuttora i controlli alla frontiera delle persone.