“Reimaginarium”, antologia dei percorsi dell’artista Fausto Lubelli

In mostra fino al 10 gennaio a Salerno, presso la Pinacoteca Provinciale e il Museo Archeologico Provinciale.

Il percorso espositivo si propone come un’antologia dei percorsi della ricerca estetica dell’artista campano Fausto Lubelli, nel cinquantesimo della sua attività (1973-2023).

La nuova mostra ed il volume monografico si articolano per segmenti tematici: le Stazioni, il Cinema Dipinto, Architetture e le Archeologie Industriali, l’Urbanistica Fantastica con le Città Ideali di Italo Calvino (nel centenario dalla nascita), il Fantasy e le Ninfee.

Un capitolo a parte merita il Pulcinella di Lubelli. L’artista ricorre infatti al più noto demiurgo di tutti i tempi, il Pulcinella che, dall’antichità alla maschera della Commedia dell’Arte, alla dimensione metaculturale, acquisita attraverso gli incontri con Giandomenico Tiepolo dapprima, con Picasso e Severini poi, forniva l’identità e le controidentità necessarie a portare in scena ragioni ed umori, sentimenti e emozioni di un ultra-tempo necessariamente deflagrato e conflittuale. Aveva necessità di offrire alla maschera una nuova dimensione estetico-semantica che, oltrepassando forme e stilemi della classicità come del tardo Barocco o del folklore campano, fosse riconducibile al nuovo finale di secolo, e soprattutto al bruciante post-tempo virtuale nel quale ci siamo ormai incamminati.

Fausto Lubelli nasce a Salerno nel 1949, dopo la formazione presso l’Istituto d’Arte, studia all’Accademia delle Belle Arti di Napoli. Ordinario di Educazione Artistica, ha laboratorio in Salerno.
Partecipa a collettive fin dal 1969, dall’anno 1975 gli vengono allestite personali (“La stazione”, ”Il cinema dipinto”). Ha esposto presso prestigiose gallerie, è stato invitato in manifestazioni sulla ricognizione della ricerca contemporanea, sue opere sono conservate presso enti ed importanti collezioni aziendali e private. Prima dell’indagine sulle Archeologie Industriali (riferita anche da “Arte”, Milano, 2002) e sulle architetture contemporanee (Cappella di Villa Rufolo, Ravello (SA), 2003), si è interessato al “Cinema Dipinto”, all’interpretazione del paesaggio in plasticismo formale ed al tema del teatro e della maschera; in ceramica è attento agli esiti delle sperimentazioni espressioniste, in particolare del Gruppo Cobra, e s’interessa al recupero di forme arcaiche anche in dimensione antropologico-culturale mentre l’attenzione per la scenografia connota le sculture ceramiche policrome che compongono fantasmagorici boschi. Tra gli altri, hanno scritto di lui: Gianni Ballarò, Massimo Bignardi, Vittorio Boarini, Gian Fulvio Bruschetti, Clelia Buonaiuto, Antonio Castaldi, Francesco Coiro, Vitaliano Corbi, Giuseppe Gatto, Luigi Di Stefano, Rino Di Stefano, Paola Giovannini, Rino Mele, Pietro Mondini, Alberico Morena, Marcello Napoli, Corradino Pellecchia, Concetto Pozzati, Francesco Scandone, Giuseppe Siano, Aldo Trione.