Ritorno al futuro: il film che ha precorso i tempi anticipando scienza e tecnologia

Indagare il rapporto esistente tra scienza e fantascienza è come chiedersi se sia nato prima l’uovo o la gallina. 

Nel saggio La scienza della fantascienza il filosofo Renato Giovannoli affronta la questione e ci dà la sua risposta: ci sono universi in cui è nato prima l’uovo, altri in cui è nata prima la gallina, ma tutti sono paralleli ed esistono contemporaneamente.

Che la fantascienza sia compagna di viaggio della scienza, per quanto si possa storcere il naso, è ormai un dato di fatto; basti pensare agli scritti di Jules Verne che ha preconizzato i sommergibili e le esplorazioni spaziali. Andando a ritroso fino al Rinascimento vengono in mente gli schizzi di Leonardo da Vinci, che immaginava paracadute, elicotteri e deltaplani. Nessuno ovviamente credeva alla possibilità di realizzare tali idee, come nessuno credette a Napoleone quando pensò alla possibilità di costruire un canale sotto la Manica, invece…

Lo scambio fra scienza e fantascienza, insomma, è vicendevole. Questo perché la fantascienza è una narrativa non tanto di personaggi quanto di idee, e questo la avvicina alla scienza più di ogni altro tipo di letteratura. 

In tempi più recenti è stato poi il cinema a farci sognare invenzioni fantascientifiche, congegni mirabolanti, cyborg e androidi; è a partire dai mitici anni ’80 che Hollywood ci ha offerto una straordinaria rassegna di  visioni futuristiche, all’epoca lontane e utopiche e invece oggi presenti nelle nostre vite.

Se, per nostra fortuna, le apocalittiche profezie millenaristiche di “1997 Fuga da New York”, non si sono avverate, o non si è giunti ai viaggi intergalattici di “2001 Odissea nello spazio”, molte delle invenzioni sognate da Steven Spielberg e Robert Zemeckis sono state realizzate e sono diventate di uso comune.

Non si può infatti prescindere dal film che  de facto rappresenta un archetipo, ovvero “Ritorno al futuro”: quanti nel 1989 hanno creduto possibili il canale mosaico, i video telefoni, i google glasses, l’I watch, gli scanner per i dati biometrici e persino il volopattino (che è ancora in fase sperimentale). Invece nel 2020 utilizziamo tutte queste straordinarie invenzioni come oggetti di uso comune e sembra quasi che la vita non fosse tale prima di queste creazioni.

Francesco Martini