Conoscenza Accidentale: l’intimità familiare di Cristiano Pallara

Dal 23 settembre al 7 ottobre a Salerno “Conoscenza Accidentale”, la mostra dell’artista pugliese Cristiano Pallara.

Classe 1976, attivo tra l’Italia e Istanbul, Pallara è un artista visuale dall’anima vivace e poliedrica oltre che un artista postale dal 1993: la mail art o “arte postale” è una pratica artistica che consiste nell’inviare per posta ordinaria, a uno o a più destinatari, cartoline, buste, disegni, opere di piccole dimensioni rielaborati artisticamente dallo stesso artista.

La sua è un’arte emotiva che si manifesta con una pittura aspra e arida che trasporta chiunque osservi le sue opere, in una dimensione dialettica tra ciò che sta intorno e ciò che si percepisce. Tale dimensione invita a non suddividere il mondo in categorie, sottogruppi, ma anzi a mescolare tutto. È una dimensione intima in cui entrano in gioco l’effimero, gli affetti, i ricordi di infanzia un po’ sbiaditi causa il lento incedere in avanti del tempo che si incontrano/scontrano con le sensazioni ed i sentimenti attuali. Questi rimandi richiamano all’eminente storico dell’arte e filosofo Georges Didi-Huberman, il quale torna a più riprese nelle scelte di Pallara a partire dal titolo da lui scelto per la sua personale presso il “Civico 23”, “Conoscenza Accidentale”, ripreso proprio da una celebre opera del filosofo e storico dell’arte francese.

La personale di Pallara è un viaggio fatto di opere e disegni spesso slegati tra loro e nel tempo ma che in realtà posseggono un forte fascino e potere evocativo. Raccontano di figure familiari a lui molto care, di momenti e di ricordi d’infanzia che catturano, attirano e spingono l’osservatore a guardarli più attentamente, quasi attraverso una lente d’ingrandimento, cosi da andare oltre l’apparenza. Richiamano nell’artista un insieme di gesti, sensazioni, sorrisi che ritornano all’osservatore nella forma dei propri gesti e ricordi.

Si crea così uno scambio continuo tra l’artista, le sue opere e l’osservatore: le opere, infatti perdono la loro stabilità e identità cristallizzata per diventare continuo cambiamento che si esprime a partire dalle opere stesse. Espressioni di questo cambiamento sono i suoi “montaggi”, che mutano continuamente per via di accostamenti anche improbabili che spesso esulano dal controllo razionale dell’artista. Nelle opere emerge una dimensione affettiva piuttosto che cronologica che ben si esprime con queste figure umane essenziali e sfumate: le figure di Pallara diventano sia espressione della sua esperienza vissuta sia frutto dell’interpretazione dell’osservatore. L’osservatore non è mero spettatore dell’arte di Pallara, ma diventa esso stesso attore che agisce, rielabora e reinterpreta, superando la staticità dell’immagine tradizionale in un fluido di conoscenza/coscienza anestetizzata: l’osservatore lascia ogni certezza per andare incontro all’effimero e all’improbabile, dove ogni certezza cessa di esistere.

Chiara Avallone